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Che fine ha fatto il progetto Valinor?

EDIT DEL 29/09/2015: Il progetto è sospeso a tempo indeterminato, come avrà potuto constatare chi ha notato la sparizione del widget dalla colonna di destra. Ho poco tempo da dedicare alla lettura e, purtroppo, il 99,9% dei romanzi che ho ricevuto era una schifezza e il restante 0,1% era poco interessante. In futuro il progretto potrebbe riprendere, ma ne dubito. 

Qualcuno si sarà chiesto perché, a oltre due mesi dall’avvio del Progetto Valinor, non abbia ancora pubblicato la recensione di un singolo ebook. Il motivo è semplice: di tutti i romanzi arrivati non ce n’era uno che fosse degno di essere inserito nel progetto, che, ricordo, ha lo scopo di rendere più visibili sulla Rete i romanzi di quei pochi autori fantasy italiani degni di tale nome. Avrei dovuto aspettarmelo, ma, francamente, ci sono rimasto male. I difetti riscontrati sono sempre i soliti: punto di vista gestito alla membro canino, descrizioni che sembrano opera di Manzoni sotto LSD, dialoghi che paiono tratti dall’enciclopedia Treccani. Ho letto opere di autori più o meno colpevoli, ma tutti, nessuno escluso, hanno commesso gli stessi errori.

Il baka è triste :-(

Questo non significa che il Progetto sia morto; sono sempre in attesa di nuovi romanzi da leggere, purché rispettino i requisiti indicati nella pagina del progetto. Non mandatemi romanzi gialli, mainstream o erotici, perché, ribadisco, non mi interessano. E non mi interessano neppure lo steampunk, il dieselpunk, il cyberpunk o qualunque altra cosa finisca in -punk. Horror e romanzi storici, invece, potrebbero andare bene, ma  non prendetevela nel caso li dovessi rifiutare. Ricordo inoltre che il fatto che accetti di leggere il vostro romanzo non significa che lo recensirò, né che lo leggerò tutto (se non lo sopporto più dopo venti pagine, lo cestino).

Ho molte speranze per questo progetto: sono sicuro che ci siano ottimi autori italiani, là fuori, e voglio venirne a conoscenza (per piacere personale) e valorizzarli (per il bene di tutti). Fatevi avanti, o scrittori!

 
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Pubblicato da su 08/05/2012 in ebook, Letteratura, Recensioni

 

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L’Encyclopaedia Britannica sarà solo online

Non credo di dover fare molti commenti a questa notizia, che riporto pari pari dal sito della prestigiosa enciclopedia; mi limito a sottolineare alcune parti.

For 244 years, the thick volumes of the Encyclopaedia Britannica have stood on the shelves of homes, libraries, and businesses everywhere, a source of enlightenment as well as comfort to their owners and users around the world.

They’ve always been there. Year after year. Since 1768. Every. Single. Day.

But not forever.

Today we’ve announced that we will discontinue the 32-volume printed edition of the Encyclopaedia Britannica when our current inventory is gone.

A momentous event? In some ways, yes; the set is, after all, nearly a quarter of a millennium old. But in a larger sense this is just another historical data point in the evolution of human knowledge.

For one thing, the encyclopedia will live on—in bigger, more numerous, and more vibrant digital forms. And just as important, we the publishers are poised, in the digital era, to serve knowledge and learning in new ways that go way beyond reference works. In fact, we already do.

In italiano:

Per 244 anni, gli spessi volumi dell’Encyclopaedia Britannica sono stati sugli scaffali di case, biblioteche e imprese ovunque, fonte di illuminazione e benessere per i loro proprietari e utenti in tutto il mondo.

Ci sono sempre stati. Anno dopo anno. Dal 1768. Ogni. Singolo. Giorno.

Ma non per sempre.

Oggi abbiamo annunciato che arresteremo la produzione dell’edizione in 32 volumi dell’Encyclopaedia Britannica dopo la fine delle scorte.

Un evento grave? In un certo senso, sì: dopotutto, la raccolta ha quasi un quarto di millennio. Ma da un punto di vista più ampio non si tratta che di un altro snodo storico nell’evoluzione della conoscenza umana.

In particolare, l’enciclopedia continuerà a esistere – in forme digitali più grandi, più numerose e più vivaci. E, altrettanto importante, noi editori dobbiamo essere pronti, nell’era digitale, a metterci al servizio della conoscenza e dell’apprendimento in nuovi modi che vanno oltre il semplice servizio di consultazione. In effetti, lo facciamo già.

A quanto ho capito, per ora l’Encyclopaedia sarà un progetto online, non in ebook; il che non significa che magari, in futuro, anche questa prestigiosissima enciclopedia non sarà disponibile su Kindle a un prezzo accessibile. Personalmente, lo spero: l’online ha lo svantaggio di non essere accessibile senza una connessione o con una connessione lenta e, in generale, è meno maneggevole dell’ebook (un e-Reader è molto più leggero di quella ciofeca dell’iPad). Provate a immaginarlo: l’equivalente di trentadue volumi racchiuso in pochi grammi, con tutti i vantaggi dell’ebook (che, pur in riferimento all’edizione digitale, sono ben sottolineati dal caporedattore dell’Encyclopaedia, Dale Hoiberg, qui). Un bel passo avanti, vero?

Più o meno quanto la battaglia di Waterloo

 
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Pubblicato da su 14/03/2012 in Uncategorized

 

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Nasce il progetto Valinor

EDIT DEL 29/09/2015: Il progetto è sospeso a tempo indeterminato, come avrà potuto constatare chi ha notato la sparizione del widget dalla colonna di destra. Ho poco tempo da dedicare alla lettura e, purtroppo, il 99,9% dei romanzi che ho ricevuto era una schifezza e il restante 0,1% era poco interessante. In futuro il progretto potrebbe riprendere, ma ne dubito. 

Qualche tempo fa, scrissi queste parole:

Al momento, penso che la maggior parte dei lettori (soprattutto quelli occasionali) si approccerà al Kindle Store italiano con un misto di perplessità e dubbio: gli ebook veramente convenienti non sono moltissimi e per usufruirne bisogna comprare un baracchino strano che costa cento euro. Per gli scrittori là fuori: la differenza potete farla voi! Vendete i vostri ebook su Amazon.it con un prezzo attraente e il pubblico acquisirà fiducia in questo nuovo modo di leggere (e, forse, comprerà le vostre fatiche. Sempre meglio questo che lasciarle languire in un cassetto, no?). Da parte mia, sono pronto a pubblicizzare qualunque opera degna su cui riesca a mettere le mani. ^_^ Insieme possiamo farcela!

Ora ho deciso di concretizzare il mio impegno nel Progetto Valinor. Valinor, nel Signore degli Anelli, è il nome del luogo in cui risiedono gli dei Valar e dove gli elfi si rifugiano dopo la fine del loro regno nella Terra di Mezzo: un luogo, insomma, dove il magico e il meraviglioso prosperano lontani dalle brutture del mondo.

Il Progetto Valinor consiste in recensioni di ebook autopubblicati italiani. Obiettivo del Progetto Valinor è dare visibilità agli scrittori che ne sono degni e che, in troppi casi, vengono sepolti da una miriade di schifezze che saturano il mercato e l’attenzione dei lettori, negando a chi lo meriterebbe il giusto riconoscimento. Di per sé, credo il progetto non scatenerà una rivoluzione, ma spero che possa essere un primo passo.

Gli autori possono aderire al Progetto Valinor inviando l’ebook via mail all’indirizzo nevyn.nevyn@gmail.com (esatto, non è “neyven.neyven”). Io lo leggerò e recensirò il prima possibile, a seconda dei miei impegni; normalmente non dovrebbe volerci più di un mese. In caso contrario, tiratemi le orecchie via mail.

Alcune precisazioni:

Il progetto non prevede recensioni negative: solo i bei libri possono entrare a Valinor, quindi, se dovessi giudicare il vostro ebook non all’altezza, semplicemente non ne parlerò. Inoltre, in tal caso scriverò una mail all’autore motivando la decisione di non recensire il suo libro.

Le recensioni saranno sempre e solo gratuite. Voi mi inviate i libri gratis, io li recensisco (se degni) gratis. Nessun passaggio di denaro.

Recensirò solo opere di letteratura fantastica: fantasy, principalmente. Potrei fare un’eccezione per qualche romanzo storico, horror o di altro genere che mi interessa; nel dubbio, chiedetemelo. Non mandatemi mainstream, romanzi rosa o simili, perché non li leggo nemmeno per conto mio. “^_^

La “bellezza” del Progetto Valinor è riferita allo stile, non al contenuto dei romanzi, che non devono essere per forza allegri e zuccherosi: l’importante è che siano scritti bene.

Le recensioni riguarderanno esclusivamente ebook autopubblicati. Non mi interessano i libri stampati, né quelli pubblicati da editori.

Vanno bene sia i libri distribuiti gratuitamente che quelli messi in vendita; ai fini del progetto, non c’è alcuna differenza. Allo stesso modo, non è necessario che gli ebook siano venduti per forza sul Kindle Store: va benissimo anche se li vendete altrove. L’importante è che siano disponibili in qualche modo, altrimenti cosa li recensisco a fare?

Questo è tutto. Spero di mettere presto le mani su ebook di qualità da presentare al mondo. ^_^

“Valinor”, a quanto mi dicono, è anche il nome di un piatto a base di tofu, verdure, pomodori grigliati e riso che fanno all’Hobbit Cafe di Richmond, California ^_^

 
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Pubblicato da su 03/03/2012 in ebook, Letteratura, Recensioni

 

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Il mio Sony PRS-T1

Circa un mese fa ho comprato un nuovo lettore di ebook: il Sony PRS -T1. Avevo bisogno di un e-Reader da usare per lavoro, con cui fare sottolineature e prendere note molto spesso e in grado di accedere con facilità al dizionario; in base alle recensioni che avevo letto, il Sony sembrava avere queste qualità.

La mia esperienza è stata abbastanza deludente: sebbene l’e-reader sia comodo, ha diversi problemi che mi hanno fatto incavolare come non mi era mai capitato col Kindle 3. Non sono ancora pentito di averlo comprato, perché la maggior parte di questi problemi dovrebbero essere risolvibili tramite aggiornamenti del software… se mai la Sony si deciderà a rilasciarli, visto che per correggere problemi minori come il dizionario che si apriva a casaccio ci sono voluti mesi. Al momento, non consiglierei a nessuno l’acquisto del Sony come primo lettore: compratevi un Kindle, oppure (ma su di esso non ho informazioni sufficienti a dare un giudizio) un Cybook Odissey.

Immagine promozionale del lettore. Notare l'enorme riflesso visibile a sinistra e in basso, lol

Il lettore in sé

Fisicamente, il T1 è molto piccolo (110 mm di larghezza e 173 di altezza) e leggero (168 grammi). Il rivestimento esterno è di plastica, ma il frontalino (dove ci sono i tasti) è di metallo, così come i tasti stessi. Qualche geniaccio ha avuto la bella idea di applicare una finitura lucida su tutto il rivestimento, col risultato che (soprattutto per quanto riguarda il modello nero) esso riflette un sacco e si sporca solo a guardarlo. Utilizzando una copertina la situazione migliora, ma i tasti e il frontalino metallico riflettono comunque, a volte in modo fastidioso. Inoltre, il lettore è poco ergonomico: i tasti per il cambio pagina, invece di stare sui lati del lettore come avviene col Kindle e l’Odissey, si trovano in basso a sinistra, pertanto è abbastanza scomodo leggere a letto o, in generale, senza una superfice d’appoggio. Si riesce, eh (io leggo spesso in autobus), ma non con la stessa naturalezza che si avrebbe usando un Kindle.

Il Sony utilizza un touchscreen a infrarossi; per girare le pagine e utilizzare le funzioni si possono usare le dita (sconsigliatissimo, perché lo schermo si sporca subito) o il pennino di plastica incluso nella confezione. Purtroppo, il lettore non ha uno spazio dove riporre il suddetto pennino; nella copertina che ho comprato io c’è, per carità, ma dà comunque fastidio. Lo schermo è piuttosto reattivo e “sente” anche i tocchi più lievi; anzi, qualche volta li sente troppo, col risultato che i refusi nelle note (con lettere ripetute) all’inizio erano relativamente comuni, ma con l’abitudine sono diminuiti.

Oltre ai tasti per girare pagina, ce ne sono altri tre: quello per tornare alla schermata iniziale, il tasto Indietro e il tasto per aprire il menu. Personalmente, avrei preferito che tutte queste funzioni fossero accessibili anche dal touchscreen: è fastidioso dover mettere giù il pennino o cambiare presa su di esso perché, per fare una cosa, bisogna per forza usare il tasto. Come molti difetti del T1, non è niente a cui non ci si possa abituare, ma perché non sfruttare appieno le potenzialità del touchscreen e rendere il lettore utilizzabile anche solo tramite il pennino?

Il pennino del T1. Notare l'utilissima clip... che non si attacca a niente

Il Sony ha una memoria di 1,3 GB, grossomodo pari a quella del nuovo Kindle. Senza infamia e senza lode; in ogni caso, penso proprio che non la riempirò mai.

La batteria del Sony dura, secondo le specifiche, all’incirca 100 ore di lettura. Il problema è che il lettore consuma energia anche quando non viene effettuato nessun refresh: è scritto sul manuale e c’è una funzione di spegnimento automatico quando il Sony non viene utilizzato per molto tempo. Perché sia così, non ne ho idea: non mi sembra che il T1 abbia delle funzioni che consumano energia, orologio a parte (e wireless, quando è accesa). Mah!

La lettura

Lo schermo del Sony è di ottima qualità, con un contrasto molto netto. Il refresh è rapido e indolore, ma c’è un problema: fra il momento in cui si preme il tasto o si passa il dito/pennino e il momento in cui la pagina effettivamente “gira” c’è un ritardo. Questo ritardo dipende dal file: in alcuni casi è relativamente lungo (messo fianco a fianco con il mio Kindle, il Sony cominciava a refreshare quando il Kindle già aveva fatto), in altri è più breve. Non so da cosa dipenda, ma mi fa arrabbiare non poco; spero che, come molti altri problemi (vedi sotto), venga corretto tramite un aggiornamento. Al momento, leggere alcuni libri è abbastanza fastidioso per uno abituato alla reattività del Kindle.

Il lettore legge gli ePub, i PDF e i file di testo. Si possono anche caricare immagini nei formati JPEG, GIF, PNG e BMP, ovviamente in bianco e nero; queste, però, non servono a molto, tranne che a personalizzare il salvaschermo. Come tutti gli e-reader, anche il Sony consente di regolare le dimensioni e il font dei caratteri; rispetto al Kindle, si arriva a una leggibilità migliore con i caratteri più grandi (nel lettore di Amazon c’è troppa differenza fra il terzultimo font e i primi due), ma i font diversi dallo standard sono inutili, perché usandoli il lettore non risconosce grassetti e corsivi e può avere problemi a visualizzare alcuni caratteri. Insomma, non si capisce perché ce li abbiano messi. “^_^

Durante la lettura è possibile toccare una parola per farne apparire la definizione, contenuta nel dizionario selezionato in precedenza; inoltre, schiacciando un bottone si può aggiungere una nota o fare una sottolineatura. Il dizionario integrato inglese-italiano (l’unico che utilizzo) è buono, ma non eccezionale: le definizioni sono piuttosto scarne e spesso non trova parole che anche un dizionario gratuito (come l’ottimo wordreference.com) ha fra le sue voci. Gli altri non li ho controllati. Averlo è sempre comodo, eh (quando traduco non devo continuamente ridurre a icona Open Office e visualizzare la finestra col dizionario), ma la qualità potrebbe essere migliore.

Quando si tocca una parola, appaiono diverse opzioni

E ora veniamo ai PDF, il vero punto debole del T1. Su questo lettore, i libri in formato PDF sono quasi illeggibili: a differenza del Kindle, non si può aumentare il contrasto del font, ma solo quello dello schermo, con un effetto che ricorda la sovrapposizione di un velo grigio. Si vede un po’ meglio, ma fa comunque schifo. È possibile modificare le dimensioni dei font, ma l’impaginazione sballa completamente e, in diversi casi di PDF illustrati, invece del testo vero e proprio si vede solo una carrellata di simboli senza senso (probabilmente legati all’impaginazione, che ne so). Infine, il Sony può fare il cropping dei PDF: una sorta di ritaglio che consente di allargare l’immagine visualizzata e, dunque, leggere meglio. Peccato che non funzioni sui PDF impaginati per la stampa, visto che hanno lo spazio per la rilegatura.

Le mancanze del T1 per quanto riguarda la visualizzazione dei PDF sono gravi, perché moltissimi ebook si trovano solo in questo formato e la conversione non è possibile (o fa schifo) per via delle numerose illustrazioni.

Infine, l’organizzazione della libreria: la schermata iniziale mostra l’ultimo libro letto e gli ultimi tre caricati, mentre la libreria vera e propria consente di ordinare i libri in vari modi, incluso per ultima lettura. La scelta di organizzare il libri nella home secondo l’ordine di caricamento mi pare una scemenza bella e buona, e infatti è abbastanza fastidiosa (toh, come molte altre cose in questo lettore!): averli anche lì ordinati per ultima lettura, o avere una serie di opzioni al riguardo, sarebbe stato molto meglio. So che è possibile cambiare questa cosa tramite rooting del T1, ma non mi azzardo a farlo, perché il software (come vedremo subito) fa schifo anche senza che un ignorante come me ci metta le mani sopra. “^_^

La home page di un tizio. Quei titoli mi incuriosiscono; quasi quasi me li procuro...

Il software

Dal punto di vista software, il lettore è un mezzo colabrodo. Quando l’ho comprato, ho riscontrato molti difetti; alcuni sono già stati corretti tramite aggiornamenti, ma altri rimangono. Ecco quelli che mi vengono in mente:

  • A volte, quando si girano le pagine, se ne girano due o più.
  • Altre volte, il T1 “salta” le pagine, per cui si può finire dalla numero quaranta alla numero centocinquanta senza un motivo plausibile (o, viceversa, il lettore torna indietro e ti fa passare dalla centocinquanta alla quaranta).
  • Fino a qualche tempo fa, un baco duplicava le note fatte sui libri; ora è stato corretto… e io, dopo aver aggiornato il lettore, mi sono ritrovato con 1492 (millequattrocentonovantadue) pagine di note duplicate. Forse avrebbero dovuto specificare che quelle doppie già esistenti andavano eliminate prima e non dopo l’update, come invece era scritto nella versione italiana dell’avviso…
  • Ogni tanto, l'”applicazione reader'” crasha senza motivo apparente, interrompendo la lettura. È una cosa rara, ma mi è capitata diverse volte in un mese.
  • Un bel giorno, mentre giravo la pagina di un ebook, il T1 si è bloccato: ha continuato a refreshare senza mostrare nulla, a parte uno schermo che diventava bianco e poi nero. Ho dovuto aspettare che si scaricasse la batteria e riaccenderlo, al che ha ripreso a funzionare.
  • Quando ho provato a cancellare diverse centinaia di note in una volta, il lettore si è bloccato di nuovo. Nel momento in cui scrivo, è ancora così: ho mandato una mail all’assistenza clienti della Sony (mi rifiuto di telefonare, perché l’assistenza telefonica è a pagamento) e aspetto che mi dicano cosa fare. Per il momento, è come se non avessi un e-Reader (per fortuna che ho conservato il Kindle): nessuno dei tasti, incluso l’interruttore acceso/spento, fa qualcosa.

Possono sembrare sciocchezze (tranne i crash), ma col Kindle non mi sono mai successe. Per carità, è vero che col Sony si possono fare un sacco di cose (per la maggior parte inutili, tipo disegnare a mano libera con il pennino), ma avrei preferito che il lettore facesse bene l’unica cosa che mi interessa: farmi leggere. Invece, per due volte in un mese ho avuto problemi tali da rendere inservibile il prodotto – roba che con il Kindle, in otto mesi, non si era mai vista. E perdipiù l’assistenza tecnica è lenta da far schifo: la prima volta ci ha messo due-tre giorni lavorativi a rispondere, mentre quella di Amazon ha sempre qualcuno pronto in chat.

Conclusioni

Darò al mio Sony ancora uno o due mesi di tempo per vedere se il software migliorerà e i problemi saranno corretti; nel caso, bene, altrimenti lo venderò assieme alla coperta (a un buon prezzo: intorno ai 150€, credo, per due prodotti seminuovi i cui prezzi sommati superano i 230) e col ricavato mi comprerò un Odissey, o un Kindle nuovo, o qualcos’altro che funziona. I principi dietro al Sony sono interessanti, ma la realizzazione tecnica lascia molto a desiderare, soprattutto visto il prezzo, che si colloca nella fascia medio-alta dei lettori di ebook (200 €). Il mio consiglio: non compratelo.

 
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Pubblicato da su 26/02/2012 in ebook

 

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E dopo library.nu, chiude anche iPmart… o no?

Di recente, si è diffusa la notizia in base alla quale un altro sito su cui erano disponibili (fra le altre cose) centinaia di ebook avrebbe chiuso i battenti. Si tratta di iPmart Italia: il .com è accessibile, ma se si prova ad aprire la pagina del ramo italiano appare solo il messaggio “account suspended“. Un altro colpo della censura corporativista della Rete? No: un semplice problema di dominio. iPmart c’è ancora, ma è raggiungibile a questo indirizzo, non più a quello vecchio.Chi non avrebbe comunque comprato gli ebook linkati sul forum può tirare un sospiro di sollievo: nessuno lo costringerà a rinunciare alla cultura.

 
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Pubblicato da su 25/02/2012 in ebook

 

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Library.nu ha chiuso

Un minuto di silenzio, per favore.

 
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Pubblicato da su 15/02/2012 in ebook

 

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Ha aperto il Kindle Store italiano

Dal primo dicembre ha aperto il Kindle Store italiano, con tanto di e-reader in vendita a 99€ (più costoso rispetto ai 109$ di Amazon.com, ma ricordate che in questo meraviglioso paese abbiamo l’IVA al 21%). I prezzi, nella maggior parte dei casi fissati dagli editori, vanno dal buono al ridicolo: abbiamo da un lato Pan a 1,16€ (ottimo) e I regni di Nashira a 6,99€ (discreto, ma avrebbe dovuto stare sotto i 5), dall’altro Il Silmarillion a 13,99€ (pessimo) e la biografia di Steve Jobs a 12,99€ (sempre pessimo e non solo per il prezzo). Una situazione caotica insomma, con alcuni editori che hanno scelto la strada dei “prezzi bassi in modo che la gente compri” (Einaudi con Da un’altra carne e La macchia umana; Bur, che già faceva prezzi bassi nei cartacei, con Il mercante di libri maledetti; Feltrinelli con Bar Sport, menzione speciale perché è un titolo uscito a ottobre e si trova a 3,40€) e altri che hanno preferito l’approccio “ho il culo pesante ma preferisco averlo blindato” (con un prodotto che non ha resi né costi di magazzino, lol) (Longanesi con Il tribunale delle anime, Rizzoli con La cacciatrice di ossa e via dicendo). Meglio di quanto mi aspettassi, a dire il vero: temevo una valanga di ebook a prezzi da libreria, che invece è avvenuta solo in minima parte. Che gli editori (alcuni di essi, perlomeno) stiano diventando intelligenti?

Lettori mostrano in vari modi la loro sorpresa alla vista di un ebook in vendita a 14 euro

In ogni caso, se i prezzi degli ebook non saranno uniformati al più presto su livelli decenti (da 0,99 a 5€), credo che essi faticheranno ad affermarsi sul mercato italiano. Per un lettore, l’e-reader è una sorta di “investimento iniziale” che deve avere buone prospettive di recupero: in altre parole, se uno spende 99€ per il Kindle (o 130€ per l’Orizon, o quello che gli pare per quello che gli pare), bisogna fare in modo che questa spesa “rientri” sottoforma di risparmio nell’acquisto degli ebook. Se il nostro lettore ne compra uno al mese, bisognerebbe che il prezzo di ciascuno fosse di 8,25€ inferiore rispetto a quello del cartaceo perché i cento euro del Kindle si ripaghino da sé in un anno. In caso contrario, viene meno la convenienza economica (un fattore chiave per la decisione d’acquisto, soprattutto in questo periodo di crisi). Purtroppo, in molti casi il risparmio è drasticamente inferiore, dell’ordine di due-tre euro quando tutto va bene. E siamo ancora fortunati, perché almeno abbiamo evitato ebook più cari della versione stampata, come avviene per i romanzi di Butcher (l’ebook di Ghost Story costa 6 dollari in più dell’hardcover! Roba da pazzi).

L'effetto che fanno 'ste cose su bakakura è più o meno lo stesso di questo cane qui

Vedremo come si evolverà la situazione. Al momento, penso che la maggior parte dei lettori (soprattutto quelli occasionali) si approccerà al Kindle Store italiano con un misto di perplessità e dubbio: gli ebook veramente convenienti non sono moltissimi e per usufruirne bisogna comprare un baracchino strano che costa cento euro. Per gli scrittori là fuori: la differenza potete farla voi! Vendete i vostri ebook su Amazon.it con un prezzo attraente e il pubblico acquisirà fiducia in questo nuovo modo di leggere (e, forse, comprerà le vostre fatiche. Sempre meglio questo che lasciarle languire in un cassetto, no?). Da parte mia, sono pronto a pubblicizzare qualunque opera degna su cui riesca a mettere le mani. ^_^ Insieme possiamo farcela!

 
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Pubblicato da su 05/12/2011 in ebook

 

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Kron nell’Archivio

Grazie a Santa Giulia da Torino, sono riuscito a creare gli ebook di Kron. Li trovate nell’Archivio, in alto a destra della home page. ^_^

Ricordo a tutti che i racconti pubblicati sul blog appariranno nell’Archivio entro 1/2 giorni dalla pubblicazione. Per accedere all’Archivio, cliccate su “Archivio Racconti” in alto a destra della Home Page.

 
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Pubblicato da su 20/08/2011 in Comunicazioni di servizio

 

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“Il prezzo della scelta” in ebook

Grazie a SugarSync, un servizio di hosting gratuito fino a 5 giga, ho potuto aggirare le limitazioni di WordPress.com all’upload dei materiali (non sono consentiti .epub, .mobi, .txt e nemmeno .rar o .zip); pertanto, ecco a voi Il prezzo della scelta in formati leggibili dagli eReader! :D

File .epub (per la maggior parte dei lettori)

File. prc (per il Kindle)

File .txt

 
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Pubblicato da su 09/08/2011 in Racconti

 

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“L’ombra dell’incantatrice” di Giacomo Mariani

L’ombra dell’incantatrice è un romanzo di Giacomo Mariani, rilasciato sotto licenza Creative Commons e scaricabile gratuitamente dal sito web dell’autore. La trama come riportata dal suddetto:

Clarion è un ladro. Da alcuni anni si è stabilito in un regno dove le sue abilità non vengono mai messe alla prova, quando improvvisamente il suo oscuro passato torna a bussare alla porta. E’ un rinnegato.

Ma non è solo. La curiosità e il bisogno di fuggire da un suo rivale lo portano a incontrare Isial, una donna che sta seguendo le orme di un’antica incantatrice. I due condividono la stessa strada con scopi completamente diversi. Creano una rete d’inganni cercando di manipolarsi a vicenda finché non hanno più menzogne dietro cui nascondersi. Allora Clarion si ritroverà a fare una scelta che lo porterà ad affrontare preti fanatici, corsari, nobili, governatori e infine il suo vecchio compagno.

Nel frattempo i mercanti di Emeral devono decidere se continuare la ribellione o arrendersi al nuovo tiranno.

Clarion è un personaggio simpatico (beh, quasi sempre) e questo è quanto di buono c’è in tutto il libro, perché sotto ogni altro aspetto L’ombra dell’incantatrice fa schifo. Il romanzo è scritto male, sia per quanto riguarda la storia in sé che per quanto riguarda lo stile (alcune parti sembrano opera di un analfabeta): è persino peggio di Zodd, che pure non è stato rieditato. A salvare l’autore da una cascata di insulti è il fatto che l’opera sia gratuita e liberamente scaricabile: perlomeno uno non rischia di comprarlo per sbaglio in libreria. La trama non ha senso, le descrizioni sono orribili ed è pieno di errori che dimostrano come Mariani non padroneggi affatto la lingua italiana. Leggere questo romanzo mi ha fatto incazzare per il modo in cui mi sentivo trattato dall’autore, quindi questa recensione sarà particolarmente “cattiva”; se non vi piace il genere, saltate il post.

Marketing di un romanzo fantasy italiano. Mariani ha avuto la dignità di non farlo

La trama

L’ombra dell’incantatrice è composto da una serie di scenette che sembrano slegate fra loro, sensazione rafforzata dai numerosi e pesanti “salti” di spazio e tempo fra una scena e l’altra. La trama va avanti senza che si capisca bene come. Tutti sono gay per Isial, nonostante l’assoluta mancanza di qualità positive della “signorina” (titolo che i suoi interlocutori alternano a quello di “lady” senza provare il minimo imbarazzo – tra l’altro la ragazza è figlia di un mercante, quindi non dovrebbe nemmeno spettarle questo appellativo, e infatti suo padre e suo fratello non sono chiamati “lord” da nessuno); Clarion si innamora di lei all’improvviso, dopo essere stato maltrattato, picchiato, denunciato e sfruttato da lei o dai suoi sgherri per metà romanzo; Anton, il padre di Isial, è presentato come un ubriacone che ha abbandonato del tutto la scena politica, eppure un sacco di gente rischia la vita per salvarlo, salvo dimenticarsi di lui per tutto il resto della storia; le battaglie non hanno senso, scoppiano a caso e il loro andamento è troppo confuso perché ci si capisca qualcosa. La sottrama che riguarda Clarion e il suo vecchio compagno Belthar è qualcosa di penoso, piena di dialoghi infovomitevoli e dal finale assurdo: il ladro piange per la morte dell’uomo che ha cercato di farlo fuori innumerevoli volte, senza mai pentirsi delle proprie azioni. Non che la storia principale si salvi: la leggendaria “ultima dimora” dell’incantatrice Pera’el, dove giace un potere terribbile, è nascosta e protetta malissimo, al punto ci sono tanto di indicazioni per trovarla scritte in un libro che fa bella mostra di sé biblioteca della scuola per maghi (senza che nessuno abbia mai pensato di aprirlo… sigh) e sia Clarion che Belthar riescono a oltrepassare i trabbocchetti senza grossi problemi.

Spoiler: Qual è il segreto di Pera’el? Come dice lei stessa (o meglio, il suo “ologramma” magico), l’incantatrice era quello che colloquialmente si definisce un cesso, così creò una collana magica che facesse innamorare di lei chiunque la guardasse. Purtroppo l’opera le riuscì un po’ troppo bene e, dopo aver scatenato senza volerlo una guerra civile o due, la fanciulla decise che era meglio ritirarsi a vita privata su un’isola deserta, portando con sé l’oggetto. Questo crea due grosse incongruenze nella trama: primo, perché Pera’el non ha distrutto la collana (cosa che, tramite l’ologramma, raccomanda di fare a chiunque la trovi) invece di lasciarla in fono al dungeon più demente della storia della letteratura? Secondo: perché questa sembra non aver alcun effetto durante il secondo processo a Isial, quando lei indossa la collana senza conoscerne i poteri, mentre pare influenzare il governatore durante il colloquio immediatamente precedente? Fine spoiler

La geografia politica dell’ambientazione, che dovrebbe essere importante considerato che si parla per tutto il tempo di ribellioni e tiranni, è assolutamente incomprensibile, complice il fatto che un sacco di nazioni e sovrani nominati nel romanzo non vi appaiono, creando una gran confusione. Ammiragli di una nazione trattano senza problemi con politici di un’altra e Lord Maer, il nobile antagonista di Clarion e Isial, pare avere una giurisdizione universale: ovunque loro due vadano lui li segue, guidando spedizioni militari o imbastendo processi senza che nessuno metta in dubbio la sua autorità.

Quando le cose paiono finalmente sistemate, ecco apparire Lord Maer!

Oltre a questi (gravi) difetti, la trama è piena di momenti WTF?! in cui un paragrafo contraddice quelli immediatamente precedenti, oppure semplicemente accadono cose insensate. Ecco una selezione dei più gustosi (ce ne sono molti di più).

La prima cosa che vide furono le piastrelle color crema ben allineate, poi notò la ringhiera cesellata e costellata di pietre preziose.

Questa ringhiera si trova in un luogo pubblico (una terrazza che domina una città) e senza una guardia che sia una per tenerla d’occhio. Eppure, misteriosamente, nessuno ha mai pensato di staccare nottetempo una gemma con il coltello e portarsela a casa.

A un certo punto, Belthar tenta di assassinare Clarion con un quadrello avvelenato:

Clarion stava passando e gli voltava le spalle.
Belthar prese la mira. Il giovane indossava una corazza in cuoio
che proteggeva il cuore, e la nuca non andava bene come bersaglio:
troppo mobile. Il vecchio collega si sedette davanti al faro, appoggiò
la mano sinistra al mento e restò in attesa.

[…] Il petto del bersaglio era scoperto,
sulla destra. Qualcosa nell’ambiente, forse il fischio particolare del
vento o la luce riflessa dagli occhi della preda, suggerì all’assassino
che la vittima avrebbe spostato la sacca. Trattenne il respiro; subito
dopo scoccò il dardo.
La preda si buttò a terra, ma il dardo aveva colto nel segno. Belthar
aveva mirato al cuore; solo l’ultimo scatto di Clarion lo salvò
da morte istantanea. La freccia penetrò all’altezza della clavicola
destra con un suono umido.

Belthar è descritto come un sicario veterano, ma si comporta come un perfetto idiota. Usando il veleno, gli basterebbe infliggere una ferita in qualunque parte del corpo per raggiungere il suo scopo; ciò nonostante mira a un bersaglio piccolo e difficile come il cuore, che sa essere protetto dal cuoio (tra l’altro, nonostante l’esistenza di questa “corazza” (risigh!) lo preoccupi, il quadrello la perfora con grande facilità). L’assassino, inoltre, non fugge come ci si aspetterebbe da un professionista dopo aver colpito, ma se ne sta fermo e tranquillo a ricaricare la balestra e quando Clarion scappa lo insegue pure, andando ovviamente a imbattersi in Isial, che con i suoi poteri magici lo mette in fuga. Tra l’altro, come se un deus ex machina non bastasse, poco dopo Clarion viene salvato dalle “misteriose arti magiche” di uno sciamano… triplo sigh.

Quando Clarion scassina una serratura, assistiamo alla scena qui riportata:

Uno rumore metallico attirò l’attenzione di Clarion: scattò indietro,
lanciandosi su Isial. Finirono tutti e due a terra. Una luce partì
dalla botola, seguita da un tuono così forte che lo sentì risuonare
nelle ossa.
«Tutto bene, Isial?» Clarion fissò la donna sotto di lui: sentiva
l’impulso di baciarla, ma si trattenne. Dai suoi occhi azzurri gli parve
di notare la luce di un pensiero che se ne andava, così proseguì.
«Non è niente, è una reazione alchemica. Si usa spesso come trappola,
stordisce chi la fa scattare e sveglia tutti quanti nel raggio di
un centinaio di metri

Un tuono da far tremare le ossa che si sente solo in un raggio di centro metri? L’autore è per caso sordo (ma anche in quel caso, avrebbe dovuto scrivere secondo il punto di vista di un normodotato, visto che nessuno dei personaggi ha problemi di udito)? E questa sarebbe una trappola usata per proteggere un tesoro nel corso dei secoli? A questo punto (siamo a pagina 201 di 323) ho abbandonato ogni speranza che il romanzo potesse diventare in qualche modo leggibile nell’ultima parte: Mariani non sa scrivere, punto. Come dimostrato da questa narrazione:

Un masso atterrò sulla superficie del mare, sollevando un
muro d’acqua vicino alla nave dove si trovava Belthar. La
scialuppa con l’assassino stava attraversando una flotta di
velieri le cui bandiere celesti sventolavano sferzate dall’improvvisa
bufera. La tempesta aveva colpito la flotta di Wylhem proprio durante
lo sbarco; in quella che poco prima sembrava una notte tranquilla
e serena.
Belthar aveva deciso di non indossare la maschera: in mezzo a così
tanti uomini era meglio non avere segni di riconoscimento.
Un proiettile incandescente si schiantò sull’albero maestro di una
nave vicina; questo si spezzò con uno schiocco. Poi, con un mostruoso
ruggito che soverchiò il rumore della tempesta, la nave divenne
un’immensa palla infuocata. Il calore raggiunse Belthar nonostante
la distanza.
L’oscuro promontorio al centro dell’isola aveva iniziato a vomitare
fuoco quando le scialuppe avevano quasi raggiunto la spiaggia. Il
riflesso arancione del fuoco tremolava sulle onde del mare.
Belthar maledì gli dei oscuri. La partenza di Anton Sethal era stata
vista di cattivo auspicio dal tiranno. Se si fosse unito ai ribelli avrebbe
potuto creare un pericolo notevole.
La spedizione inviata era composta da un numero ingente di navi.

La “nave” su cui sta Belthar diventa una “scialuppa” nella frase successiva; lo stesso accade ai “velieri”, che tuttavia alla fine ritornano “navi”; il calore dell’incendio raggiunge l’assassino nonostante la nave in fiamme gli sia vicina. Mariani, mi stai prendendo in giro? Uno dedica il suo tempo tempo a leggere il tuo romanzo e si trova di fronte a scene di questo genere? Ma il peggio deve ancora venire:

L’assassino impugnò un’arma, come il resto dei soldati, mentre i
tuoni rimbombavano nelle orecchie. Gli armigeri procedevano silenziosi,
consci del compito che li attendeva. La stessa aria buia era
fonte di cattivi presagi, come se qualcosa di oscuro e indescrivibile
aleggiasse minaccioso. Percepiva i tremiti del terreno che aumentavano
il senso di precarietà. Se non fosse stato per le immagini sfuggenti
generate dalla luce dei fulmini non sarebbe riuscito a scorgere
neppure gli uomini che aveva al fianco.

I soldati che attaccano i ribelli combattono al buio, senza alcuna fonte di luce se non qualche lampo occasionale. Perché lo fanno? Per morire meglio? Un’azione militare del genere non ha alcun senso: capirei se si trattasse di un’infiltrazione, ma stiamo parlando di un assalto frontale!

Quando si tratta di descrivere i duelli, poi, Mariani tocca il fondo:

Infine la schiena di Clarion toccò la parete. Fine dei giochi. Lord
Maer gli era di fronte, pronto a finirlo. Il ladro non si era dimostrato
all’altezza.
«Non sto mentendo. Ti hanno usato per arrivare a me.» Clarion
respirava con affanno, era stanco e bagnato.
«Non mi interessa, io voglio giustizia. Per Sendra!» L’espressione
di Lord Maer pregustava la vittoria.

«Per Sendra? Pensi davvero che lei vuole questo?» Clarion annaspava:
aveva bisogno di fiato. «Ti sei alleato con Wylhem, hai aiutato
un assassino del Kleg. Lo capisci, vero?»
Lord Maer socchiuse le labbra, respirando dalla bocca mentre fissava
Clarion che rimaneva immobile.
«Le menzogne non ti salveranno.» Lord Maer alzò la spada per
trafiggere l’avversario. Attese un istante come per dirgli addio.
E Clarion calciò il fango sul viso dell’antagonista. Questo chiuse
gli occhi, alzando la mano in ritardo. Le abbassò poco dopo, ringhiando,
ma il ladro scagliò un sasso che raggiunse la fronte del
nobile. Lord Maer barcollò come ubriaco e non riuscì a evitare
l’affondo che lo ferì al polso, disarmandolo.

Lasciamo perdere “questo” invece di “questi” e “le abbassò” al posto di “l’abbassò”. Clarion è in piedi e Lord Maer è di fronte a lui, a una distanza sufficiente per colpirlo con la spada: come fa Clarion a calciargli il fango in faccia? Capirei se lo lanciasse con la mano, ma è impossibile che riesca a sollevarlo fino a quell’altezza usando solo la gamba. Se non ci credete, provate a dare calci a una pozzanghera immaginando di dover colpire con gli schizzi il viso di un uomo in piedi a un metro da voi. È una descrizione ridicola, messa insieme perché l’autore probabilmente non aveva idea di come salvare Clarion né alcuna voglia di riscrivere la scena. E non solo ci si aspetta che la gente la legga, ma anche che la trovi perfettamente funzionale (altrimenti non sarebbe lì)!  

Le descrizioni

Mariani non sa descrivere e in diversi punti dimostra di non conoscere nemmeno l’Italiano. L’inforigurgito domina ogni suo paragrafo: non si può nominare una città senza doversi pippare cinque-sei righe sulla sua storia, le attività economiche principali e le previsioni meteorologiche della giornata. Secondariamente, l’autore sembra incapace di mostrare quello che descrive, cadendo quasi sempre nel racconto e non fornendo mai dettagli sufficienti affinché il lettore immagini quello che sta accadendo. La summa di tutti questi difetti è il capitolo La strega:

Isial era al buio, in una cella.
Percepì qualcosa che le strisciava sulla gamba, ma non si mosse.
Si sentiva debole. Perduta.
Sentiva sotto e intorno a sé il liquame sul quale era adagiata. Aveva
fame, sete, freddo. Aveva perfino perso il senso del tempo. Lo
stomaco le bruciava dalla disperazione.
All’inizio aveva cercato di resistere: pensava che con uno sforzo
di volontà avrebbe superato anche quella prova. Poi aveva pianto.
Non riusciva a dormire: le poche volte che si assopiva qualcuno
entrava con una luce accecante e la scuoteva fino a svegliarla.
Nella stanza faceva troppo caldo.
Ebbe delle visioni. O credette di averle. Non era sicura di riuscire
a distinguere la realtà.
Qualcosa la morse, o forse era solo un pizzicore. Quando tentò di
muoversi i capelli sporchi di fango causarono un rumore di risciacquo.
Sollevò la testa, spostandosi a guardare in alto. Il suo corpo
schiacciò qualcosa di molle che si ruppe sotto di lei; cercò di non
domandarsi cosa fosse. Non la facevano uscire e non trovava più il
secchio per i suoi bisogni.
Doveva esserci il soffitto, ma vedeva solo buio. Sentì il liquame
che si agitava, forse perché si era mossa, o forse era un ratto.

Aveva urlato la prima volta che ne aveva sentito uno. Era stato
un’eternità prima; ora sentiva spesso delle zampine su di lei.
L’ultima volta uno di essi aveva cercato di rosicchiargli l’orecchio,
non sapeva per quanto avrebbe avuto ancora le forze per scacciarli.
Sapeva però di non sentire più l’odore della cella e di questo ringraziava
gli dei, sempre che esistessero.
La gola continuava a dolerle. E non aveva le forze neanche per il
più debole degli incantesimi.
Morse qualcosa di simile a un bavaglio sporco. Cercò di spostare
una mano per liberarsene e sentì il rumore del liquame che si agitava,
ma anche lo sferragliare delle catene che le limitavano i movimenti.
Quando sentì passi pesanti che si avvicinavano boccheggiò dalla
paura, ma desiderava del cibo: forse le stavano portando la solita
porzione di pane rancido. L’ultimo che aveva mangiato aveva dentro
qualcosa che si muoveva.
La porta si spalancò e Isial stridette dal dolore che le causava la
luce. Cercò di scuotersi di dosso le mani che la toccavano, togliendole
le catene.
Fu sollevata di peso e percepì un mancamento. Si risvegliò, sentendo
il sapore del sangue: qualcosa l’aveva schiaffeggiata. Due
paia di mani la tenevano in piedi e la trascinarono fuori dalla cella.
Il labbro bruciava, ma non riusciva a mettere a fuoco le persone
che la tenevano, né il corridoio di sfondo. Stavano dicendo qualcosa.
Riuscì a capire solo la parola “domande”.
La avevano già interrogata, ma sembrava fosse passato molto
tempo dall’ultima volta che l’avevano fatta uscire dalla cella.
Fu portata in una stanza ancora più luminosa. Sentì una brezza
fredda che attraversò i pochi stracci che indossava. Sentì l’inguine e
il seno esposti, le parti intime non protette.
La sbatterono su una sedia, e le legarono le braccia dietro a uno
schienale. Qualcosa le prese il volto.

[…]
Isial sollevò le sopracciglia. «Da quanto tempo sono qui?»
«Una settimana.»
Isial spalancò gli occhi: era passato così poco tempo?
«Ascoltami» riprese Lord Maer. «Stavi morendo di stenti e ti ho
salvato. Ma domani morirai lo stesso, e in modo ancora più doloroso:
su un rogo. E la colpa è di quell’uomo.»
«So solo che è un ladro professionista… e probabilmente è un Algeroniano
» disse Isial.
«Un Algeroniano?» ringhiò Lord Maer, stringendo gli stracci del
vestito, sul petto di Isial. «Ma non m’interessa. Devi dirmi dove si
trova ora.»
«Sa usare esplosivi…» La donna stava odiando la paura che le
causava quell’uomo.
«Come?» Lord Maer inarcò le sopracciglia. «Che stai dicendo?»
«Alchimia Algeroniana, non so come la conosce.»
«Veleni?»
«No, esplosivi. Possono distruggere interi muri di pietra.»
«Balle. E perché gli Algeroniani non li avrebbero mai utilizzati
prima d’ora?»
«È instabile, non può essere prodotto in grandi quantità… e diventa
troppo pericoloso dopo poche ore dalla creazione…»
«Spiegati! In modo comprensibile.»
«Laboratori… Gli serve un laboratorio specializzato per crearla.»
«Certo… Pensi che mi beva questa messa in scena?» Maer si alzò,
sollevando anche Isial, insieme alla sedia. La maga vide il fazzoletto
cadere a terra.
«Ti giuro che è la verità non so altro. Non è al mio servizio.» Isial
sentiva i singhiozzi: erano suoi, ma sembravano distanti, come se
fossero di un’altra persona.
«Sta organizzando i tuoi uomini per salvarti domani. Non lo farebbe
se non foste alleati.»
Isial spalancò la bocca.
«È inutile che fingi di essere sorpresa. Quel criminale ha recuperato
perfino le tue cose.» Lord Maer la scagliò di nuovo a terra con la sedia; questa si ribaltò, facendola finire sul pavimento. Isial picchiò
la testa, ma sentiva qualcosa dentro di sé: sorpresa e speranza.
Lord Maer sorrise soddisfatto. «Ma non ce la farà.»
Mentre Isial arrancava per rialzarsi le due guardie andarono dietro
di lei, sollevandola insieme alla sedia.
«No, non ce la faranno.» Il nobile si leccò le labbra e sorrise. «In
questi giorni ho avuto modo di ritrovare Jalmur.»
Isial spalancò gli occhi.
«No, non gli ho fatto niente. L’ho seguito. Di persona. Ho origliato
i loro piani. E ho pure trovato la casa che usavano per nascondersi:
una sarta, ora scomparsa. E ho trovato questi fogli.»
Lord Maer le mostrò una serie di fogli, sfogliandoglieli davanti.
«Hanno trovato un gruppo di guardie con parenti a Emeral. Li
hanno riuniti in una squadra e domani la mobiliteranno, mischiandola
alle altre che avrò posizionato sulle vie di fuga. Il tuo amichetto
si è anche procurato dei lassativi. Probabilmente vuole avvelenare
le guardie oneste per farle sostituire, ma glieli farò ingoiare tutti
appena lo trovo.»
Isial osservò i fogli: c’erano nomi, simboli, insegne. Alcuni gruppi
di ribelli che conosceva.
«Purtroppo non siamo certi di quale sarà il gruppo di guardie traditrici.
E non ho abbastanza militari per controllare tutti.»
Isial tornò a guardare il nobile che aveva raccolto il fazzoletto, riportandolo
al naso.
«Non posso salvare te» disse Lord Maer. «Non mi interessa cosa
hai rubato agli inquisitori, ma hai firmato una confessione. Però
posso offrirti la vita dei tuoi uomini in cambio del criminale.»
Isial sentì una emozione che vibrava dentro le viscere, come se si
stessero attorcigliando in un nodo stretto.
«I tuoi uomini moriranno. Capisci? Dimmi come lo posso trovare,
quali sono i suoi alleati, cosa vuole veramente? Cosa vuole da te?»
«Non lo so.» Isial deglutì; scosse la testa. «Ti prego, farò tutto
quello che vuoi, ma lascia andare i miei uomini.» Una lacrima corse
sul viso di Isial. Si odiò per quella debolezza.
«Voglio Clarion.»
Isial aprì la bocca e la richiuse, non gli veniva in mente niente.

«Li vedi quelli? Sono maniscalchi. Vedi cosa stanno facendo?» Il
nobile la spinse contro la finestra. Isial sentì il volto che premeva
sul vetro fresco. Il sudore fece scivolare la sua faccia con un rumore
viscido, la guancia si graffiò. «Cos’è? Dillo, cos’è?»
Isial singhiozzò in silenzio. Vide una catasta di legna circondata
da anfore.
«È una pira. Ti ci bruceranno domani, sgualdrina. Ricordati di me.
Ricorda che non hai voluto collaborare.» Isial pensò che l’alito di
Lord Maer non era peggio della puzza nella cella. Quindi sentì il
vuoto quando il nobile la scagliò per terra. Parte degli stracci caddero
e sentì la pietra fredda sul seno nudo.

Abuso di “percepire” e “qualcosa”, “ma” che non esprime una contraddizione, tonnellate di infodump, ridondanza (se l’inguine è scoperto è ovvio che Isial ha la patata al vento) e contraddizioni (il seno di Isial era già scoperto prima che il vestito le scivolasse), maniscalchi che fanno i falegnami come se fosse la cosa più ovvia del mondo… e poi quel “gli” riferito a un personaggio femminile, di cui il romanzo è pieno. Se avessi fatto un errore del genere in terza elementare, la maestra mi avrebbe crocefisso; Giacomo Mariani ci ha riempito un libro. La cosa peggiore è che non solo l’errore si ripete, ma a volte l’autore azzecca il pronome corretto, “le”: così non si può nemmeno fare finta che credesse genuinamente nella bontà di “gli”.

Altre perle:

Wairel fece loro l’occhiolino. «Non usano maghi sulle loro navi, non rinforzano con
la magia gli scafi né la velatura. Per non parlare delle vele, è da un
secolo che la velatura triangolare viene unita a quella quadrata qua
a Emeral. Non hanno neanche la vela di fiocco. I remi poi sono la
cosa peggiore. Età della pietra, signori miei.»

A parte l’inforigurgito e l’uso di termini tecnici (cos’è una vela di fiocco?), è da notare quel riferimento all’età della pietra che presuppone una conoscenza moderna della storia evolutiva umana. Non abbiamo imparato dagli “uno a zero” di Licia Troisi, a quanto pare.

Questa, invece, viene subito dopo la ringhiera ingioiellata:

Il sole calante faceva di
sfondo e dominava l’atmosfera, la luce del tramonto addolciva i colori
della città arroccata sulle sponde dell’isola. Da quel punto si
poteva osservare tutto il fascino di quelle case così antiche ed eleganti,
i loro giardini e i colori della primavera.

Ehm, mi fa piacere sapere che la vista è molto romantica, ma un minimo di dettaglio in più? Cos’hanno le case che le rende belle ed eleganti? Che aspetto ha una casa antica nel mondo in cui si svolge la storia? Come sono fatti i loro giardini? Perché devo essere io a inventare tutto invece che l’autore?

Belthar tagliò la gola del novizio senza battere ciglio. Clarion percepì
una fitta al cuore di fronte alla noncurante crudeltà dell’ex
compagno.

[…]Intanto passarono due guardie e altrettante fitte.

Raccontare due omicidi in sette parole? Si può!

Due uomini col saio avanzarono. Wairel balzò avanti colpendone
uno, l’altro iniziò a fuggire urlando.

Come si fa a “iniziare” a fuggire? Al massimo ci si prova e si fallisce. Tra l’altro, il destino del secondo uomo è lasciato in sospeso: nessuna menzione di lui viene fatta dopo questo paragrafo. Bel modo di scrivere una storia!

«Tu dove vai?» Davir stava risolvendo lo scontro: Lord Maer
sanguinava dal braccio e dal volto, ed era costretto a mantenersi
sulla difensiva.

Come fa Davir a risolvere lo scontro? Che mosse usa? Perché lui, figlio di un mercante, riesce a battere quello che è stato presentato come uno degli spadaccini migliori del regno? Come mai può distrarsi a guardare Clarion e persino parlare con lui senza che l’avversario lo infilzi come un tordo allo spiedo?

«Se questi sono gli ultimi istanti della tua vita ti racconterò qualcosa.
Come avrai intuito non mi fidavo delle mie allieve, e così ho
lasciato loro un’informazione errata. In tal modo se volevano tentare
di rubare il mio potere sarebbero incorse nella morte: era la cosa
più giusta.»

Vomitevole. Uno che non conosce l’Italiano dovrebbe astenersi dallo scrivere, altro che pubblicare romanzi su Internet.

Clarion si mosse lungo i bordi del campo di battaglia, allontanandosi
quando lo scenario degli scontri si allargava. Non gli era mai
piaciuto muoversi in una zona ostile durante uno scontro: troppo
caos, troppe situazioni non prevedibili.

Infatti la maggior parte delle persone si diverte a gironzolare sui campi di battaglia.

In breve raggiunsero un grosso atrio pieno di antichi dipinti di
uomini nati nei secoli precedenti, due guardie erano di fronte
all’ingresso di un corridoio. Avevano un aspetto differente rispetto
agli altri soldati che avevano incrociato. Non apparivano dimessi o
disattenti e indossavano uniformi diverse. La loro corazza era nera,
avevano bracciali e mantello purpurei.

Mi fa piacere sapere che, nel mondo dell’autore, esistono dipinti antichi che rappresentano uomini moderni, ma si potrebbe sapere che aspetto hanno quelli che vede Clarion? E poi, dire che le guardie “non appaiono dimesse o disattente” è come dire che un nero “non appare bianco” o che un cane “non somiglia” a un gatto: inutile!

La maga decise per un completo azzurro in tessuto, più provocante
rispetto alla moda Nevariana.

Cos’ha di provocante questo completo? La gonna corta? L’ombelico scoperto? La scollatura profonda? Cosa, perdio?

La maga notò i lunghi capelli biondi e lo stemma di sergente: era
una ragazza giovane per essere ufficiale.

Infatti i sergenti non sono ufficiali, ma sottufficiali.

«Giudici, desidero accusare quest’uomo di…» Il nobile rimase in
silenzio, in un istante di difficoltà. «Di pirateria, di furto, di falsa
impersonificazione di un inquisitore, di evasione, di complicità nella
fuga della strega… e di fornicare con donne fidanzate già promesse
in sposa

Sveglia, Mariani: il concetto di impersonificazione implica l’inganno e la definizione di “fidanzata” è proprio “donna promessa in sposa”.

Conclusione

L’ombra dell’incantatrice è un obbrobrio. L’ho fatto leggere al Lupacchiotto Feroce, che dopo cinquanta pagine è venuto ad azzannarmi una caviglia per vendetta. Ribadisco: non leggetelo. La vita è una linea i cui punti sono momenti che non ritornano più e sprecarli per L’ombra è veramente troppo.

«Cos'è questo schifo? Eh?»

 
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Pubblicato da su 05/08/2011 in ebook, Letteratura

 

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