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Sharpe e la Marcia dei disertori

Qualche tempo fa ho scovato su YouTube il canale di un simpatico amante di musica folk che vive sull’Isola di Man. Oltre a postare le sue versioni di canzoni in lingua inglese, Tony (questo è il suo nome) esegue anche brani su richiesta, così gli ho chiesto di cantare per me The Rogue’s March e questo è il risultato:

Vi consiglio di seguire il canale di quest’uomo: le sue esecuzioni sono molto belle. ^_^

The Rogue’s March è una canzone molto particolare, cantata nell’esercito inglese fra il Sette e l’Ottocento. L’ho sentita per la prima volta in Sharpe’s Gold, il sesto episodio della serie Tv inglese Sharpe, ispirata ai romanzi di Bernard Cornwell con protagonista il personaggio del titolo. Non ho mai letto i libri (grave mancanza, visto che di Cornwell avevo letto il ciclo di Excalibur e a memoria mi pare non scrivesse affatto male) ma la serie televisiva mi è piaciuta, nonostante una quantità di errori e difetti a dir poco mostruosa.

Sean Bean nella parte di Sharpe

La serie è ambientata in Spagna durante le guerre napoleoniche, fra il 1809 e il 1814, più un episodio che si svolge durante la battaglia di Waterloo (ignoro gli ultimi due, ambientati in India, perché sono qualcosa di penoso, fatti male e noiosi). Richard Sharpe, il personaggio principale, è un soldato coraggioso e abile che grazie alle proprie capacità scala la gerarchia militare, partendo da sergente e raggiungendo il grado di tenente colonnello: qualcosa di impensabile per l’epoca, come gli autori non mancano di sottolineare anche troppo. Il personaggio è ben caratterizzato: certo, è il protagonista e quindi bene o male vince sempre, ma Sean Bean è bravo a renderne evidenti i difetti caratteriali, ossia la testardaggine e la mancanza di controllo sulle proprie emozioni. Più di una volta Sharpe manca in vacca qualcosa di importante perché non si è fermato a riflettere. Peccato che gli autori (o forse lo stesso Cornwell, ma conoscendolo la cosa mi parrebbe strana) non abbiano saputo evitare di farne un eroe virilixximo alla Hercules, che cambia una donna a ogni episodio (la prima dura un po’ più delle altre, ma un nemico di Sharpe la fa fuori): va bene il wish fullfillment, ma credo che veder sparare addosso ai Francesi tutto il tempo sia sufficiente, no? E va bene, prima e ultima battuta razzista sui nostri vicini d’Oltralpe. ^_^

Anche se Sharpe è indubbiamente il protagonista, attorno a lui ruota un cast fisso di personaggi che, seppure in parte oscurati dalla sua presenza scenica, sono comunque degni di nota. Il gruppo più importante è quello dei Soldati Scelti (Chosen Men), tutti provenienti dalle fila dei fucilieri e quasi tutti presenti in ogni episodio. Ognuno di loro è sui generis, ma  non sono delle macchiette: gli attori sono bravi e non scadono nella caricatura, aiutati anche dal fatto che gli archetipi incarnati nei Soldati Scelti sono fuori dagli schemi tradizionali televisivi (non ci sono “quello grosso” e “quello bello e un po’ gay”, per esempio, ma Hagman, magrolino e pacato nonché buon cantante, e Harris, l’unico del gruppo a essere istruito). Ci sono poi i vari ufficiali dell’esercito di Wellington, nonché Wellington stesso, alcuni dei quali compaiono in diversi episodi; la mia impressione è che questi personaggi siano un po’ meno interessanti, forse perché avendo meno visibilità sono stati rappresentati in modo più “caricato” e quindi meno sfacettato e realistico (il capitano Leroy, di origini americane, fuma il sigaro e commercia in schiavi; Henry Simmerson, anziano aristocratico, è arrogante e folle oltre ogni speranza). I personaggi femminili sono le classiche donne televisive che, a parte cadere fra le braccia dell’eroe, fanno poco altro, ma ci sono eccezioni notevoli: Teresa Moreno, una guerrillera in grado di combattere al fianco di Sharpe (nonché unica donna con cui lui avrà un figlio), e Jane Gibbons, la sua ultima moglie, personaggio ambiguo nei limiti del possibile (parliamo di una serie Tv indirizzata al grande pubblico, quindi non può esserci nulla di troppo complicato).

Sharpe e i Soldati Scelti al completo: da sinistra Harris, Hagman, Cooper, Perkins, Harper e Tongue

Il vero problema di Sharpe sono le battaglie: il budget della serie non era molto alto, quindi han dovuto risparmiare sulle comparse e sulla computer grafic (peraltro, essendo i primi episodi dell’inizio degli anni Novanta, dubito che anche con un budget alto avrebbero potuto fare granché con la cg). Le inquadrature sono sempre relativamente ristrette, per non far vedere che oltre ai trenta-quaranta uomini inquadrati non c’è nessuno, e questo pesa molto in una serie ambientata durante una guerra: non ci sono riprese dall’alto o campi lunghi, così lo spettatore non riesce a farsi un’idea di come doveva apparire una battaglia napoleonica. Per fortuna la regia riesce a dare l’idea di come ci si sentisse a prender parte a una di queste battaglie: le cannonate che piovono dappertutto, la gente che ti cade accanto colpita da un proiettile, la follia apparente di marciare stretti in fila sotto il fuoco nemico. Da questo punto di vista, Sharpe è fatto bene. Anche le uniformi, per quanto ne capisco, mi sembrano ben riprodotte. Un po’ meno accurata è la ricostruzione delle armi: i personaggi principali sono tutti fucilieri, ma a guardarli sembra che non ci sia differenza fra un fucile e un moschetto, nonostante in più di un’occasione Sharpe insista sul contrario. La differenza c’è, come sa chiunque abbia conoscenze anche minime di oplologia: un fucile è molto più preciso, ma anche dannatamente lento da ricaricare. In Sharpe, invece, sembra che fucili e moschetti si ricarichino esattamente allo stesso modo, il che è una grandissima castroneria. Probabilmente si tratta di una scelta di autori e/o registi per non tediare gli spettatori con la lentissima procedura di ricarica di un fucile Baker (peraltro, dopo i primi episodi non si vedono quasi mai i fucilieri caricare le loro armi; che siano stati sommersi da mail di segnalazione? lol!), tanto è vero che altri aspetti dell’uso dell’arma, come quello di clava, sono riprodotti fedelmente (che c’è di strano? il calcio delle armi da fuoco dell’epoca era bello pesante, in modo che potesse essere usato come arma quando il nemico era vicino e non vi faceva la cortesia di lasciarvi mezzo minuto per ricaricare il fucile).

Detto questo, potreste chiedervi, perché Sharpe mi è piaciuto? In primo luogo perché è un bel tentativo, non del tutto riuscito, ma in cui si intravede un sacco di buono. In secondo luogo perché, se si è un po’ meno history fags e lo si guarda tanto per svagarsi con un po’ di sana avventura, Sharpe è molto soddisfacente. Infine perché ci sono bravi attori e la base, anche se non sempre seguita fedelmente, sono i romanzi di un grande scrittore come Cornwell, dal quale si può sempre trarre qualcosa di buono.

Chiudo l’articolo con un altro video. Questo geniaccio ha montato alcuni spezzoni di Sharpe’s Battle e I’ll Make a Man Out of You (da Mulan, il film Disney); il risultato è sorprendentemente carino. :D

 
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Pubblicato da su 13/11/2010 in Storia, TV

 

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