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Oggi (finalmente) parliamo di Maria Teresa (parte 2)

Nel 1756, con la cosiddetta Rivoluzione Diplomatica, le alleanze in vigore fino all’epoca della Guerra di successione austriaca mutano radicalmente: l’Austria di Maria Teresa si avvicina alla Francia di Luigi XV con il Trattato di Versailles, mentre la Gran Bretagna, preoccupata per l’espandersi dell’influenza dei Borboni, trova un nuovo amico in Federico II di Prussia. Anche la Russia, la Svezia, la Danimarca e gli Stati tedeschi del Sacro Romano Impero sono vicini agli Asburgo. Forte di questi appoggi, Maria Teresa non ci pensa due volte a compiere un vero e proprio atto di provocazione militare, concentrando le truppe austriache sul confine fra Boemia e Slesia (che, ricordiamo, in quel momento era un possedimento prussiano). Federico reagisce invadendo la Sassonia e saccheggiandone il tesoro: è l’inizio della Guerra dei Sette Anni (1756-1763), il conflitto più terribile del 18° secolo, che si combatterà su campi di battaglia europei e americani e provocherà 1.300.000 morti fra tutti gli schieramenti. Il marito di Maria Teresa e suo figlio Giuseppe la consigliano di lasciar perdere, ma per una volta la sovrana non ascolta un buon consiglio e si lascia trasportare dal desiderio di rivalsa sul prussiano.

Anche in questo caso, della guerra vera e propria non parlerò, perché non è l’argomento principale dell’articolo. Basti sapere che, alla fine delle ostilità, per l’Austria non è cambiato quasi nulla in termini territoriali e l’unica “conquista” è l’appoggio di Federico per l’ascensione di Francesco Stefano di Lorena al trono del Sacro Romano Impero. Un conflitto sostanzialmente inutile, insomma, spinto sopratutto dalla rivalità fra Austria e Prussia per il controllo dell’Europa centrale. Elemento interessante è che, fin dall’inizio, la guerra si configura come lo sforzo di tre donne (Maria Teresa, l’amante di Luigi XV Madame de Pompadour e la zarina Elisabetta di Russia) per annientare il notoriamente misogino Federico II. Chissà cosa mi ricorda.

Le fazioni e i teatri della Guerra dei Sette Anni

Dopo la guerra, l’Austria è sull’orlo del collasso finanziario. Il Consiglio di Stato, un organo creato da Maria Teresa pochi anni prima e composto da ministri a cui era vietato ricoprire altre cariche, le prova tutte per racimolare denaro, compresa l’istituzione di una Lotteria di Stato. La sovrana reagisce alla crisi promuovendo l’iniziativa privata, abolendo i dazi doganali fra i Paesi che compongono il suo impero e sostenendo l’industrializzazione delle aree più ricche di risorse naturali. Fra tutti i suoi impegni, trova anche il tempo per promulgare nel 1766 un nuovo Codice Penale che, pur non abolendo la tortura e la pena di morte, definisce con chiarezza i diritti civili dei sudditi e costituisce un indubbio passo avanti rispetto alla legislazione precedente. Dieci anni dopo, anche la pena capitale sarà eliminata dall’ordinamento austriaco, sostituita (allegria!) coi lavori forzati a vita.

Diverse riforme di Maria Teresa riguardano la Lombardia, in particolare Milano: dal 1714 dominio asburgico, questa regione e la sua capitale sono piagate dalla corruzione e da un apparato amministrativo lento e inefficiente. Maria Teresa pone un freno a tutto questo, nominando governatore il fedele ministro Kaunitz e istituendo un ufficio governativo, il Dipartimento d’Italia, che assicura che tutte le decisioni relative a quei territori siano prese da Vienna e non passino per la corrotta aristocrazia lombarda. Trattandosi pur sempre di Italia, le riforme sono fortemente osteggiate dai ceti privilegiati e la loro applicazione lenta e ostacolata in ogni modo; ciò non impedisce, grazie anche all’opera di funzionari come il genovese Pallavicino e il varesotto Beltrame, che le terre di nobiltà e clero siano censite e tassate e che ai cittadini siano sostituiti, nelle cariche pubbliche, tecnici provenienti da altre province, più difficilmente corruttibili. Maria Teresa non si limita a purgare l’amministrazione: promuove l’agricoltura, istituendo concorsi e premi, e l’industria tessile. Pur essendo, come già ricordato, una cattolica fervente, la sovrana sopprime gli ordini religiosi inutili alla società (quelli dediti esclusivamente alla contemplazione e alla preghiera), destinando i loro beni a ospedali e opere assistenziali statali, e obbliga gli altri a tenere registri contabili. Anche la scuola è riformata, con l’istituzione di esami di Stato per gli studendi e di un’abilitazione per i maestri; i bambini dai sei ai dodici anni avranno diritto a un’istruzione gratuita. Nel 1776 l’imperatrice istituisce con un decreto l’Accademia di Brera. Mescolate a queste ci sono alcune altre riforme abbastanza bizzarre, come il divieto per il popolo di giocare a carte o a bocce (!!!) e il bando delle uniformi militari dalle occasioni mondane come i balli e le feste, ma nel complesso si tratta di un impianto solido ed epocale.

Purtroppo, in famiglia Maria Teresa prende un’ulteriore decisione scellerata facendo sposare nel 1760 il primogenito Giuseppe a Isabella di Borbone-Parma, nipote del re di Francia. Al cinico figlio dell’imperatrice, noto per essere insensibile al fascino femminile, viene imposta una sposa dolce, sognatrice e ingenua, molto fragile di carattere e, cosa che emergerà solo dopo la sua triste fine, omosessuale. È una ricetta per il disastro, ma l’imperatrice non vede altro che un’opportunità politica. La povera Isabella, per anni respinta dal marito che non è capace di amarla e che lei stessa non può amare come una moglie, terrorizzata dagli intrighi e dal viscidume della vita di corte, si innamora della cognata Maria Elisabetta, bella e colta, a cui scrive centinaia di lettere d’amore e manda centinaia di doni; l’oggetto del suo desiderio, per ragioni di convenienza e di inclinazioni sessuali non compatibili, la ignora. Il tormento di Isabella, strattonata dai propri sentimenti e dal senso del dovere nei confronti del marito, ha vita breve: nella notte tra il 18 e il 19 novembre 1764, ella muore per un attacco di tisi. Poco dopo Maria Elisabetta fa recapitare al fratello Giuseppe un pacco contenente tutti i doni e le lettere scrittele dalla moglie defunta. Giuseppe è distrutto: si è reso conto troppo tardi di amare veramente Isabella e solo ora capisce ciò che lei ha patito. Ma ormai sua moglie non c’è più e, per la prima volta, il successore di Maria Teresa si sente solo.

Un ritratto del giovane Giuseppe

Essendo Giuseppe l’erede al trono, Maria Teresa lo obbliga a risposarsi con un’altra donna da lei scelta: Giuseppa di Baviera, un nome che sembra uno scherzo del destino. L’aspetto della sposa disgusta Giuseppe, che rifiuta di consumare il matrimonio e ordina la costruzione di un divisorio fra le loro stanze da letto nel palazzo di Schonbrunn.

Il 17 agosto 1765, sei mesi dopo il matrimonio del primogenito, Francesco Stefano di Lorena muore improvvisamente durante uno spettacolo teatrale. È una fine annunciata: il marito di Maria Teresa aveva sempre amato mangiare e bere molto e ormai era talmente obeso che i suoi medici gli avevano raccomandanto di perdere almeno metà del suo peso se non voleva rischiare la vita; consiglio che l’uomo aveva assolutamente ignorato. Maria Teresa si fa radere completamente i capelli in segno di lutto e, da questo momento fino alla morte, indosserà solo abiti scuri. I suoi appartamenti saranno d’ora in avanti tappezzati di nero, gli specchi coperti da stoffe dello stesso colore, e non indosserà più gioielli. Talmente grande è il suo strazio che Maria Teresa si firmerà d’ora in poi con una locuzione destinata a passare alla Storia: “la regina vedova.”

Senza Francesco Stefano a fare da paciere fra i due, i contrasti fra Maria Teresa e il figlio Giuseppe si fanno più intensi che mai. Giuseppe odia la madre per l’educazione rigidissima che gli ha impartito (comprendente anche le frustate), per il suo bigottismo e la sua (relativa) ignoranza; Maria Teresa non tollera che il figlio voglia mettere becco negli affari di Stato, pur essendo divenuto co-reggente dopo la morte del padre, e che non faccia mistero di ammirare il suo nemico di sempre: Federico II di Prussia, colto e crudele, amico di quel Voltaire che Giuseppe tanto ammira e che disgusta Maria Teresa per la sua misoginia e le sue teorie politiche. L’imperatrice e suo figlio non mangiano più assieme e non si parlano quasi più. A quarantotto anni e vedova, Maria Teresa non è più la donna di un tempo e Giuseppe disprezza quello che è diventata: debole, stanca, arrendevole. E tuttavia, quando il vaiolo la colpisce e i suoi medici arrivano a temere per la vita della sovrana, il figlio le è accanto tenendole la mano, dimostrando una insospettabile abnegazione. L’imperatrice sopravvive, ma la malattia assesta un ulteriore colpo al suo animo già provato, assieme alla notizia (mai verificata) che il marito tanto amato avrebbe generato una figlia illegittima con un’amante.

Nel 1766 cominciano le trattative fra Maria Teresa e Luigi XV per il matrimonio del nipote del re, il futuro Luigi XVI, e Maria Antonietta, la penultima figlia della regina. A undici anni la ragazzina (come chiunque abbia letto Le rose di Versailles ben sa) è praticamente analfabeta e parla il francese malissimo; la sua educazione è affrettata in vista del matrimonio regale e basata, ancora una volta, esclusivamente sulle arti e le virtù appropriate a una giovane di famiglia reale. Niente politica, niente economia, nulla che potrebbe essere utile alla futura regina: quando Antonietta, nel 1770, abbandonerà il sobrio palazzo di Schunbrunn per la sfarzosa reggia di Versailles, farà presto a dimenticare le raccomandazioni materne per sommergersi di un lusso che farà scandalo presso il popolo e sarà una delle cause scatenanti la Rivoluzione francese.

Maria Teresa nel 1762, a 45 anni

Nel 1772, in seguito a una trattativa condotta direttamente da Giuseppe, la Polonia è smembrata e spartita fra Austria, Prussia e Russia. Maria Teresa non ha il coraggio di presenziare alla firma del trattato, che considera un atto vergognoso, ma non è stata in grado di opporsi alla volontà del figlio né di contrastare l’ascendente del re di Prussia su di lui. Nel 1776, alla morte del re di Baviera, fra Austria e Prussia scoppia una guerra per la successione e Giuseppe, contro il volere della madre, si unisce all’esercito austriaco e lo porta in Boemia; pur non essendoci battaglia, la situazione è tesissima. Sapendo che Francia, Inghilterra e Russia non tollereranno un’espanzione del già debordante impero degli Asburgo e volendo evitare a tutti i costi una nuova Guerra dei Sette Anni, Maria Teresa intraprende un carteggio segreto con Federico per giungere alla pace, che sarà firmata il 13 maggio 1779 a Teschen, in Boemia. L’Austria ne esce umiliata come mai prima. Giuseppe non perdonerà mai la madre per averlo scavalcato. E lei confessa al fidato ministro Kaunitz: «Oggi ho finito la mia carriera.» Non ha più voglia di fare nulla, neppure vivere.

Il 1780 è l’anno del decadimento fisico e spirituale della sovrana. Non cammina quasi più e ha perso ogni interesse nel teatro, che un tempo era stato il suo grande amore. Le mani le tremano continuamente, al punto che teme di perderne l’uso. Il 18 novembre comincia ad accusare forti difficoltà respiratorie, che le impediscono di sdraiarsi. Di fronte alla preoccupazione dei familiari, Giuseppe nega testardamente l’evidenza: «Impossibile. La mamma non muore.» Ma il 26 Maria Teresa lo convoca nelle sue stanze e gli impone, in qualità di erede, di rimanerle accanto. Nei giorni successivi la regina soffre di crisi gravissime e pare continuamente a un passo dalla morte.

Il 29 novembre è il suo ultimo giorno. Giuseppe allontana tutti, tranne un medico e le infermiere, e rimane accanto alla madre morente, ancora incapace di credere a quanto sta accadendo. Alle nove di sera Maria Teresa cerca di alzarsi dalla poltrona su cui è ormai costretta, ma finisce per accasciarsi contro un muro. Giuseppe la solleva e la aiuta a sdraiarsi. «Non siete comoda, madre» sono le uniche parole che riesce a dire. «Anche troppo, per morire» sono le ultime parole di Maria Teresa.

La fonte principale di questi articoli è il saggio Maria Teresa. Una donna al potere di Edgarda Ferri (Mondadori, Milano, 1994). Wikipedia e alcuni saggi trovati sulla Rete (non ricordo i titoli, ma è sufficiente cercare “Maria Teresa”, “Federico II” e “Giuseppe II” per trovarne una marea) hanno fornito qualche elemento aggiuntivo.

 
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Pubblicato da su 17/04/2011 in Storia, Uncategorized

 

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