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Il razzismo in Robert Howard (bonus: Fanny Hill!)

08 Mar

Qualche giorno fa, in risposta all’articolo Tolkien sì, Tolkien no, negrodeath ha espresso una perplessità relativa alla mia osservazione del razzismo di Robert Ervin Howard. Trovandola giusta, ho ripreso in mano i racconti da me letti per fare un po’ di ricerca e verificare una volta per tutte se ricordavo male o meno.

Robert E. Howard

Una premessa importante riguardo Howard: buona parte dei racconti a sua firma, sopratutto quelli riguardanti Conan, non sono affatto suoi. Dopo la morte dell’autore, Carter e Sprague de Camp hanno scritto e commissionato diversi racconti volti a “completare” la saga del Cimmero, oltre a mettere assieme racconti di Howard e altrui in mostruose antologie-collage e a editare brutalmente (in molti casi stravolgendo quelle che erano le intenzioni di Howard) diverse opere originali per far “quadrare” il tutto. I dettagli della storia editoriale di questo fortunato personaggio li trovate qui. Personalmente, la mia conoscenza di questo autore viene dai volumi della raccolta Howard. Tutti i cicli fantastici pubblicati dalla Newton  nel 1995; sebbene vecchiotti, sono di buona qualità (non c’entra niente, ma mi sono innamorato a prima vista del layout nero, rosso e oro dei Grandi Tascabili Economici dell’epoca) e contengono solo storie di Howard, anche se non del tutto “pure” (vedi il caso del famigerato Tesoro di Tranicos con il finale cambiato).

Il primo volume del ciclo di Conan (nella foto l'oro si vede grigiastro; dal vivo è molto meglio)

Non intendo riassumere i racconti né estrapolare dal loro contesto singole frasi ed espressioni, ma posso dire di aver visto confermati i i miei ricordi: i protagonisti di Howard (Conan, Kane, Kull, Bran Mac Morn) sono tutti, senza alcuna eccezione, maschi caucasici dai capelli neri e con gli occhi azzurri. Sono portatori di una barbarie rigeneratrice, un misto di forza e semplicità animale che consente loro di affrontare ogni pericolo e ricondurre il loro mondo, sia esso Atlantide, Aquilonia o la Britannia, all’ordine e alla prosperità. I loro nemici appartengono invece al mondo africano e orientale, con qualche rara eccezione (i Romani e i vichinghi del ciclo celtico, per esempio), e rappresentano la decadenza raffinata di civiltà marcite interiormente (si vedano gli Stigiani o Faccia di Teschio) o la degenerazione di un’umanità in preda al delirio e alla superstizione (quasi tutti i personaggi di colore); quando queste due categorie appaiono assieme, come nel ciclo di Faccia di Teschio, gli appartenenti alla prima tendono a comandare e dominare i rappresentanti della seconda, in ossequio alla grande storia (vista comunque in modo negativo) dei popoli orientali.

Lo stregone Toth Amon disegnato da John Buscema. Notare i lineamenti egiziani del volto

L’unica, possibile eccezione allo schema sopra riportato è Solomon Kane, il puritano freddamente razionale protagonista di una serie di racconti ambientata in giro per il mondo. Anche nel suo caso, comunque, gli antagonisti sono stregoni, neri e selvaggi vari, a cui egli si oppone con la superiore tecnologia europea (spade e armi da fuoco) e la fede nella ragione tipica dell’uomo bianco. Per dire qualcosa in più su Kane, in ogni caso, dovrei approfondire lo studio del personaggio, che non mi ha mai particolarmente interessato (preferisco di gran lunga Conan e Kull), ma anche lui è un bianco “positivo” che combatte contro neri “negativi”, quindi la mia teoria è confermata.

Solomon Kane. Il bastone è un antico oggetto di cui, francamente, non ricordo molto di più

Vale la pena ricordare che il razzismo di Howard è giustificato dai tempi: egli scriveva fra gli anni ’20 e la prima metà degli anni ’30, quando negli Stati Uniti la segregazione razziale era una realtà accettata da tutti come la cosa più naturale al mondo. E scriveva dannatamente bene, nonostante il razzismo sia qualcosa di biasimevole. Oggi, naturalmente, una simile affermazione è poco “politicamente corretta” e sono pronto a scommettere che molti la criticheranno. Tengo a precisare che con ciò non intendo chiosare ciò che disse una volta un mio professore universitario, il quale sosteneva che “Non esistono libri fascisti, solo libri cattivi”: esistono opere il cui scopo è chiaramente quello di promuovere un’ideologia, nonostante siano spacciate come saggi o addirittura narrativa (basti pensare alla Nouvelle Eloise di Rousseau o al Candide di Voltaire). Questi libri non sono necessariamente mal scritti, anzi, molti sono dei veri e propri classici. Il problema è che spesso, quando si spaccia un manifesto ideologico per qualcosa d’altro, il risultato è una schifezza.

Nel caso di Howard, dubito che egli abbia voluto promuovere il razzismo attraverso i suoi scritti, anche perché non ce n’era affatto bisogno: la società in cui viveva era già profondamente razzista. Non si può rimproverare uno scrittore di narrativa perché le sue opere esprimono certe idee: o meglio, si possono criticare le idee, ma bisogna giudicarle separatamente rispetto alla bravura dell’autore. Lo stesso principio vale, in generale, per tutta la letteratura e per qualunque forma di espressione umana: la critica ideologica va tenuta separata da quella “tecnica”. Aristotele e Platone, come tutti gli autori greci, erano profondamente misogni, ma i loro scritti non possono essere rigettati in blocco perché oggi la misoginia è considerata un difetto. Nel celebre romanzo erotico Fanny Hill, Cleveland condanna nettamente l’omosessualità maschile, eppure dubito che qualunque persona dalla sessualità sana troverebbe spiacevole la lettura di questo libro.

Copertina dell'edizione 1910 di "The Life and Adventures of Miss Fanny Hill"

Condannare un autore solo perché nelle sue opere si ritrovano idee non conformi alla mentalità del tempo presente, è roba da regime totalitario; è fascismo. I roghi dei libri nella Germania nazista si basavano su questo principio. In una società moderna, esso non può trovare posto.

Quindi, la risposta finale al dubbio di negrodeath è: sì, Howard era razzista, ma non ce ne frega un cazzo.

 
5 commenti

Pubblicato da su 08/03/2011 in Letteratura, Uncategorized

 

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5 risposte a “Il razzismo in Robert Howard (bonus: Fanny Hill!)

  1. negrodeath

    08/03/2011 at 8:52 am

    Risposta correttissima, grande!

     
  2. bakakura

    13/04/2011 at 10:19 PM

    Mi sono autolikato un post. Fail. :-/

     
  3. Julius

    02/02/2012 at 11:13 PM

    al di là dell’analisi dei vari romanzi che hai fatto, una via più breve per dare del razzista a howard è menzionare un suo libro “l’ultimo uomo bianco”, apertamente razzista

     

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